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Diane
Le interviste del lumiere
Ciao! Io sono Diane e se siete finiti qui è perché vi siete iscritti alla newsletter del Lumiere.
In caso contrario, per chi non mi dovesse conoscere, mi presento: io sono Diane- La Newsletter del Lumiere e questa è la sezione che dedicheremo alle interviste.
Diane incontra Daniele e Magika Kontessa
C'è bisogno di conoscenza nel nostro mondo, l'arrivo di programmi come RuPaul o serie tv come Pose o Euphoria, ha aiutato a farvi conoscere meglio? Oppure ha contribuito ad alimentare pregiudizi/ stereotipi?
Daniele: È una domanda interessante e la risposta sarà abbastanza lunga.
È molto importante che ci sia stata questa enorme diffusione di serie tv, di programmi e film con personaggi LGBT+ , si tratta di una questione di rappresentatività delle persone LGBT+, perché quando questa va a mancare è molto facile che venga ricalcato uno stereotipo.
Penso alle persone LGBT+ degli anni '90 che sostanzialmente di rappresentatività ne avevano poca. Cosa avevano? Will and Grace? E basta.
Inoltre nei programmi televisivi c'erano solo personaggi gay che rappresentavano il gay macchietta ed esuberante.
Non c'era tutto lo spettro in mezzo che invece è la realtà.
Con il moltiplicare di serie tv, programmi e film è naturale che si allarghi la rappresentatività e di conseguenza riusciamo a farci vedere di più e a far capire che le persone LGBT+ hanno innumerevoli caratteristiche che non sono necessariamente quelle legate allo stereotipo.
Inoltre queste serie tv, alle persone che non sono LGBT+ e per cui le istanze delle persone LGBT+ sono lontane, fanno arrivare tutte le questioni inerenti alle identità di genere, discriminazioni e varie problematiche come quelle dei pronomi o dei bagni.
Altro aspetto importante della diffusione di questi programmi È per le persone LGBT+.
Credo che sia importante per loro riuscire a riconoscersi in qualcosa, guardare una serie tv o un film e dire "quell* sono io, esisto davvero nella realtà".
Ti faccio un esempio:
Una ragazza lesbica nasce solitamente in un contesto in cui i genitori e la famiglia sono etero cis, questa ragazza quindi non ha modo di poter condividere il proprio orientamento sessuale, quando invece lo vede all'esterno ne acquisisce consapevolezza e la sua identità ed il suo orgoglio si rafforzano.
Io nella mia vita ho partecipato solo ad un evento di drag show, cosa significano per te, Magika Kontessa, questi eventi? Hanno solo uno scopo ludico e di intrattenimento o hanno l'intenzione di lasciare qualcosa allo spettatore?
Magika Kontessa: Qua al Lumiere facciamo da qualche anno le Out&Riot che sono appuntamenti mensili organizzati da PinkRiot Arcigay Pisa in collaborazione con il Lumiere.
Ogni mese, ogni serata ha un sottotitolo, come l'ultimo organizzato "Lesbihonest".
Ogni evento varia e di solito lo organizziamo in riferimento ad avvenimenti o ricorrenze legate al movimento LGBT+ del periodo in cui facciamo la festa.
Sicuramente l'obiettivo è divertirsi perché stiamo facendo una serata in discoteca però con il focus legato a questioni odierne e volte a lanciare un messaggio, anche a livello associativo.
L'intento è quello di dare uno spazio sicuro alle persone LGBT+ e allo stesso tempo di coinvolgere le persone etero su questioni in cui non sono direttamente implicate.
Si, è divertimento ma ha anche uno scopo politico.
A proposito di scopo politico, ho letto una tua intervista dove dici che per te essere una drag queen ha un valore ludico e politico. In che senso ha un valore politico?
Magika Kontessa: Politico non in senso di partitico.
Politico nel senso di fare politica, portare in campo questioni e parlare di dritti.
Fare la drag queen, nel mio caso appunto, non è solo fare le serate in discoteca ma è anche andare al pride, fare attivismo tutto l'anno, celebrare le vittorie ottenute dal movimento in quest'ultimi decenni ma anche ricordarsi che non abbiamo ancora tutto quello che dovremmo avere, ovvero, diritti che ad esempio già in molti paesi europei esistono.
L'Italia per molte cose è molto indietro, non solo per le persone LGBT+ ma anche per tutte le varie forme di diversità che non corrispondono a quella che è la gran parte della società.
C'è molto da lavorare ancora, quindi scendere in campo, in prima persona è una cosa che io posso fare, attraverso anche un messaggio visivo, vestendomi e performando con il corpo.
Il punto è quello di prima divertirsi ma anche lottare.
Nel febbraio 2019 hai compiuto 10 anni di carriera e per festeggiare hai inciso "Zozzerella". Mi potresti parlare di come inizia la tua carriera e di come è nata la canzone?
Magika Kontessa: La mia carriera è iniziata un pò per per gioco un pò per scherzo a Carnevale.
Questa festa è un pò un pretesto, è una situazione in cui tu puoi liberare le idee e le fantasie a livello di vestiario e dare libero sfogo.
Ed io mi sono detta: Ma si! Facciamo la drag queen!
Ovviamente in quel momento non pensavo poi di arrivare a lavorare nei locali, era per me un gioco.
Mi ero già creata questo nome, il look era totalmente diverso e in via sperimentale, ci ho messo anni poi a raggiungere un equilibrio per il mio personaggio.
E quindi diciamo che la carriera è nata così, un pò per gioco.
Negli anni poi il personaggio si è aggiustato e quindi la carriera si è sviluppata, da semplici serate a serate più professionali fino a quelle poi costruite con me e con le persone che mi accompagnano, tipo ballerini e ballerine, i dj ecc.
Ora faccio diversi tipi di serate, oltre a quella mensile del Lumiere, faccio anche compleanni, matrimoni anche in diverse città della Toscana e non.
Sono Resident Drag per le Out&Riot da diverso tempo, già da prima della pandemia, ed è tra le mie serate preferite perché è come se fossero una casa per me il Lumiere e l'associazione.
Per quanto riguarda la mia canzone, anche questa è nata per scherzo, nel senso che io non so cantare anzi canto malissimo, e quindi ho detto: “Facciamo qualcosa di nuovo”.
Per gioco i membri dell'associazione PinkRiot Arcigay Pisa si sono inventati un pò di pezzi di questa canzone e alla fine ridendo e scherzando, (le cose migliori o più divertenti nascono per caso), mi hanno proposto di inciderla.
Ho colto l'occasione perché mi sembrava una cosa molto divertente che non sapendo cantare io facessi un singolo e da lì Federico Russo ha composto le musiche, io mi sono occupata del testo e Claudio Addobbati, Dj Ferio, ha fatto l'arrangiamento.
È nata così Zozzerella che appunto è stata presentata per il mio decimo anno di carriera proprio qui al Lumiere, ed è stata molto apprezzata e amata.
Che consiglio daresti ad una persona che vorrebbe intraprendere la carriera da drag queen?
Magika Kontessa: Di divertirsi, di far divertire, di giocare.
Ci sono molte drag queen che partono già con l'idea professionale di essere perfette e ben costruite, e non c'è nessun male in questo, ma dal mio punto di vista fare la drag è divertirsi facendo divertire oppure divertire divertendosi, intrattenere e giocare.
Ci sarà sicuramente il tempo per migliorare fino a dove una persona capisce dove deve migliorarsi e dove non ma questo a parer mio è una cosa che deve venire dopo, nel frattempo bisogna godersi la cosa e divertirsi.
Molto spesso nel parlato si parla di drag queen nel modo sbagliato, vi chiedo quindi gentilmente di chiarire ai nostri lettori il concetto/significato di "drag queen" e che cosa significa essere una drag queen.
Magika Kontessa: La Drag queen è un personaggio interpretato di solito da un uomo in abiti femminili esagerati ed estremi per fare una forma di spettacolo ed intrattenimento.
Da "queen" appunto la Drag Queen è la regina, è colei che conduce lo spettacolo, la festa e la serata.
"Drag" significa strascico, quindi la regina dello strascico proprio in riferimento a l'eccessività degli abiti, ma anche questa in realtà è una visione stereotipata, non sempre la drag queen deve vestirsi in maniera eccessiva, può vestirsi anche in modo più tranquillo ma comunque essere una drag queen.
Daniele: Oggi la Drag queen ha un significato molto commerciale, molto amplificato da serie tv, programmi ecc.
Adesso è molto “in” andare alla serata drag queen, questo perché solitamente le drag queen sanno far divertire.
Le drag queen sono veicoli di un messaggio di positività per l'intera comunità LGBT+, trasmettono accoglienza, rispetto vicendevole ed il poter essere se stess* senza sentirsi giudicati/e.
Magika Kontessa: Essere drag queen è una cosa politica, è un uomo che nel presentarsi da donna ben vestita e ben truccata infrange una gran serie infinita di taboo.
La Drag queen porta con sé un messaggio di autodeterminazione.
Che cosa è Arcigay Pisa? Ci racconti di più di questa realtà? Quali sono le vostre attività principali?
Daniele: Il nome completo dell'associazione è PinkRiot Arcigay Pisa ed è un nome che ci siamo date nel 2013.
È un'associazione LGBT che esiste su Pisa dal 1996, ha 26 anni di attività e si occupa della tutela e del rispetto dei diritti della comunità LGBT+.
Facciamo tante attività e ci occupiamo anche di servizi come: sportello psicologico, legale, gruppi di discussione per adolescenti ed adulti.
Facciamo anche attività culturali come: presentazioni di libri, proiezioni di film, conferenze e mostre.
Tutte queste attività sono a tema LGBT+ o affrontano tematiche di genere cercando sempre di dare un taglio intersezionale, cioè, trattano anche di fenomeni che vanno a intersecarsi con le identità LGBT+. Penso ai fenomeni migratori delle persone che si spostano in Europa ed hanno un orientamento sessuale LGBT+, loro sono persone che subiscono una doppia discriminazione sia per l'orientamento sessuale che per il razzismo.
Ci sono altre questioni che si intersecano a quelle di genere come ad esempio la disabilità o il body positivity.
Tra le altre cose che facciamo ci sono anche le mobilitazioni e le piccole manifestazioni che facciamo in città per le ricorrenze più importanti.
Ho letto che fate informazione nelle scuole addirittura anche agli insegnanti, in che cosa consiste questa idea?
Qual è stato poi il riscontro/risultato di queste attività scolastiche?
Daniele: Non è facile. Non è facile soprattutto arrivare nelle scuole. Alcune volte ci chiamano i ragazzi e le ragazze per le autogestioni, ci sono delle insegnanti e degli insegnanti particolarmente illuminati che ci chiamano a fare lezioni o piccoli percorsi sulle discriminazioni sull'orientamento sessuale e l'identità di genere.
In generale negli anni c'è stato molto ostruzionismo da parte di alcune frange della società civile, soprattutto da parte di alcuni genitori che avevano paura di questa "teoria gender" e che quindi si opponevano all'ingresso di associazioni LGBT+ nelle scuole. Spesso queste nostre attività scolastiche sono fatte in collaborazione con Educare le Differenze Pisa, che è una rete di associazioni di vario genere contro la violenza sulle donne, offrono servizi di consultorio, e collaborano con associazioni che si occupano di bambini e bambine.
Io credo che questo sia il nostro lavoro più prezioso, a parte il lavoro di visibilità che facciamo tutti i giorni con le attività culturali e i servizi, perché questo è un lavoro che va a seminare e darà i suoi frutti nel tempo.
Nelle scuole abbiamo iniziato portando testimonianze, adesso invece, portiamo dei percorsi più strutturati con tecniche di educazione non formale, in cui andiamo con attività laboratoriali a lavorare sulla decostruzione degli stereotipi e l'abbattimento di pregiudizi con il fine di evitare l'omo/lesbo/transfobia e bullismo nelle scuole.
È un lavoro lungo, si semina adesso con la speranza di avere risultati nei cittadini e nelle cittadine del domani.
Secondo me ci sono già dei risultati oggi, la società è cambiata in qualche senso e di certo non a caso, ma grazie al lavoro delle associazioni. Già nei primi anni 2000 le associazioni lavoravano nella società molto intensamente e questo ha dato poi i suoi frutti.
Come nasce l'idea di Out&riot?
Daniele: Nasce da una doppia esigenza.
Out&Riot lo dice già il nome: "Riot", ovvero, questa idea di rivolta, di ribellarsi alla società, alla normatività della società, agli schemi imposti dal sessismo, dal maschilismo e dal patriarcato.
Poi c'è la parola "Out", ovvero, la necessità di portare a tante persone tutte insieme i nostri temi, fuori dalla nostra associazione, un qualcosa che possa arrivare a tante più persone possibili.
Nasce anche dall'idea di rispondere ad un bisogno che aveva, e che ha tutt'ora la città di Pisa di serate dedicate alle persone LGBT+, perché se andiamo a fare i conti tolte le Out&Riot rimane ben poco.
Volevamo dare uno spazio alle persone LGBT+ per poter stare a proprio agio, senza aver timore di essere giudicate o peggio ancora aggredite.
Chi viene all'Out&Riot sa che è uno spazio sicuro, perché sa che ci sono volontari e volontarie che sorvegliano tutta la serata, sa che il Lumiere ci tiene che la serata vada bene e per farlo ci mette tutto l'impegno possibile.
Magika Kontessa: Si, è anche per una serata dell'associazione che ha un momento condiviso con il pubblico.
È uno spazio che ci siamo ricavate in città, eravamo conosciute in tanti ambiti molto politici non partitici, ad esempio, nel dialogo con le istituzioni, nella costruzione del bene comune, mancava solo il momento di divertimento.
Avete altri progetti futuri o altri eventi?
Daniele: Sicuramente le Out&Riot con la collaborazione del Lumiere continueranno anche l'anno prossimo.
Magika Kontessa: Intanto la prossima sarà il 28 maggio e sarà a tema Pride perché il 18 Giugno ci sarà il Toscana Pride che sarà a Livorno.
Daniele: Ritornado ai progetti futuri, il nostro intento sarà quello di investire nella formazione, quindi in giovani volontari e volontarie che voglio impegnarsi per fare formazione nelle scuole, ad altre persone, in altre associazioni, per gli enti locali e le amministrazioni e ovviamente crescere per dare alla città più servizi, più spazi e più libertà.
Magika Kontessa: Il percorso dell'associazione è un percorso che va avanti da anni, quindi sicuramente la volontà sarà quella di continuare su questa riga e fare il più possibile gli stessi eventi che abbiamo fatto.
Daniele: Diciamo che essendo un'associazione di volontariato che si basa sulle forze e sul tempo che le persone mettono gratuitamente a disposizione, noi ci accontentiamo di rimanere allo stato attuale, facciamo già tante cose rispetto al numero che siamo, quindi per noi è già una vittoria riuscire a rimanere così. Se riusciamo a coinvolgere una o più volontarie in un anno per noi è davvero preziosissimo, significa che comunque riusciamo a coinvolgere altre persone ed è tutto un ritorno per la città.
Magika Kontessa: io sarò qua il 28 maggio all'Out&Riot, 18 Giugno al Pride a Livorno e poi per il resto seguitemi sui miei canali social instagram e facebook per rimanere aggiornate/i.
A parte gli scherzi faccio diverse serate un pò sparse, dipende da dove mi chiamano.
Che significato ha per voi il pride?
Daniele: Io vivo il pride come ho vissuto il mio primo pride. Nel 2011 avevo fatto coming out da nemmeno un mese, e per me è stata una liberazione.
Io vivo il pride come un momento di libertà assoluta, in cui posso manifestare al mondo, anche tramite un atto di protesta, la mia identità sessuale, il mio essere gay nella maniera che ritengo più opportuna.
Senza limiti, senza pormi delle costruzioni o pormi delle infrastrutture che l'omofobia che ci sta intorno ci impone, è un momento dove portare in piazza tutti i miei colori.
Il Pride in sé ha un significato più ampio, è il momento per i ricordare i moti di Stonewall. Il pride è un momento solenne perché va a ricordare tutte le persone che non hanno potuto vivere liberamente il proprio orientamento sessuale e che nei secoli sono state cancellate, imprigionate e giustiziate.
Magika Kontessa: Oltre ad un momento celebrativo è anche un momento di festa, perché comunque se si fanno i pride significa che qualcosa, anzi molto è cambiato in realtà, magari non ancora come dovrebbe ma sicuramente tanti passi sono stati fatti e questi vanno festeggiati ed omaggiati, quindi festeggiamo!
Perché noi festeggiamo quello che siamo con consapevolezza, fierezza ed autoaccettazione, è una rivendicazione a ciò che per secoli ci è stato negato. È un momento di vittoria.
Nasce a livello provocatorio proprio perché decenni fa la società negava l'esistenza delle persone LGBT+.
Il pride simbolicamente è uno all'anno ma in realtà è un percorso che una persona e la società fanno tutto l'anno.
Purtroppo siamo giunti alla fine della nostra intervista. Rimarrei ore a parlare con voi ma non possiamo. Vi chiedo però, in chiusura della nostra chiacchierata, di consigliare ai nostri lettori un libro ed un cantante che vi piace.
Daniele: Perfume Genius, un cantante queer che mi ha accompagnato durante il lockdown del 2020. Come libro, invece consiglio, "Una vita come tante" di Hanya Yanagihara e "Queer" di Maya de Leo, libro di storia LGBT+ molto interessante.
Magika Kontessa: Sicuramente se non la conoscete ancora su youtube c'è il mio singolo "Zozzerella". Io, invece, consiglio libri che sono di un'altra epoca, che raccontano temi di decenni fa che mi hanno molto incuriosita, perché io comunque quando li ho letti già vivevo la mia omosessualità liberamente e sono:
"Ragazzi che amano ragazzi" di Piergiorgio Paterlini e "La lingua perduta delle Gru" di David Leavitt, che invece racconta episodi degli anni '80/'90.
Questi libri sono un confronto generazionale di come è stata la vita di un ragazzo gay di 30 anni fa, capendo che la strada fatta è stata tanta, ne manca ancora da fare ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere i passi fatti.
Daniele: È una domanda interessante e la risposta sarà abbastanza lunga.
È molto importante che ci sia stata questa enorme diffusione di serie tv, di programmi e film con personaggi LGBT+ , si tratta di una questione di rappresentatività delle persone LGBT+, perché quando questa va a mancare è molto facile che venga ricalcato uno stereotipo.
Penso alle persone LGBT+ degli anni '90 che sostanzialmente di rappresentatività ne avevano poca. Cosa avevano? Will and Grace? E basta.
Inoltre nei programmi televisivi c'erano solo personaggi gay che rappresentavano il gay macchietta ed esuberante.
Non c'era tutto lo spettro in mezzo che invece è la realtà.
Con il moltiplicare di serie tv, programmi e film è naturale che si allarghi la rappresentatività e di conseguenza riusciamo a farci vedere di più e a far capire che le persone LGBT+ hanno innumerevoli caratteristiche che non sono necessariamente quelle legate allo stereotipo.
Inoltre queste serie tv, alle persone che non sono LGBT+ e per cui le istanze delle persone LGBT+ sono lontane, fanno arrivare tutte le questioni inerenti alle identità di genere, discriminazioni e varie problematiche come quelle dei pronomi o dei bagni.
Altro aspetto importante della diffusione di questi programmi È per le persone LGBT+.
Credo che sia importante per loro riuscire a riconoscersi in qualcosa, guardare una serie tv o un film e dire "quell* sono io, esisto davvero nella realtà".
Ti faccio un esempio:
Una ragazza lesbica nasce solitamente in un contesto in cui i genitori e la famiglia sono etero cis, questa ragazza quindi non ha modo di poter condividere il proprio orientamento sessuale, quando invece lo vede all'esterno ne acquisisce consapevolezza e la sua identità ed il suo orgoglio si rafforzano.
Io nella mia vita ho partecipato solo ad un evento di drag show, cosa significano per te, Magika Kontessa, questi eventi? Hanno solo uno scopo ludico e di intrattenimento o hanno l'intenzione di lasciare qualcosa allo spettatore?
Magika Kontessa: Qua al Lumiere facciamo da qualche anno le Out&Riot che sono appuntamenti mensili organizzati da PinkRiot Arcigay Pisa in collaborazione con il Lumiere.
Ogni mese, ogni serata ha un sottotitolo, come l'ultimo organizzato "Lesbihonest".
Ogni evento varia e di solito lo organizziamo in riferimento ad avvenimenti o ricorrenze legate al movimento LGBT+ del periodo in cui facciamo la festa.
Sicuramente l'obiettivo è divertirsi perché stiamo facendo una serata in discoteca però con il focus legato a questioni odierne e volte a lanciare un messaggio, anche a livello associativo.
L'intento è quello di dare uno spazio sicuro alle persone LGBT+ e allo stesso tempo di coinvolgere le persone etero su questioni in cui non sono direttamente implicate.
Si, è divertimento ma ha anche uno scopo politico.
A proposito di scopo politico, ho letto una tua intervista dove dici che per te essere una drag queen ha un valore ludico e politico. In che senso ha un valore politico?
Magika Kontessa: Politico non in senso di partitico.
Politico nel senso di fare politica, portare in campo questioni e parlare di dritti.
Fare la drag queen, nel mio caso appunto, non è solo fare le serate in discoteca ma è anche andare al pride, fare attivismo tutto l'anno, celebrare le vittorie ottenute dal movimento in quest'ultimi decenni ma anche ricordarsi che non abbiamo ancora tutto quello che dovremmo avere, ovvero, diritti che ad esempio già in molti paesi europei esistono.
L'Italia per molte cose è molto indietro, non solo per le persone LGBT+ ma anche per tutte le varie forme di diversità che non corrispondono a quella che è la gran parte della società.
C'è molto da lavorare ancora, quindi scendere in campo, in prima persona è una cosa che io posso fare, attraverso anche un messaggio visivo, vestendomi e performando con il corpo.
Il punto è quello di prima divertirsi ma anche lottare.
Nel febbraio 2019 hai compiuto 10 anni di carriera e per festeggiare hai inciso "Zozzerella". Mi potresti parlare di come inizia la tua carriera e di come è nata la canzone?
Magika Kontessa: La mia carriera è iniziata un pò per per gioco un pò per scherzo a Carnevale.
Questa festa è un pò un pretesto, è una situazione in cui tu puoi liberare le idee e le fantasie a livello di vestiario e dare libero sfogo.
Ed io mi sono detta: Ma si! Facciamo la drag queen!
Ovviamente in quel momento non pensavo poi di arrivare a lavorare nei locali, era per me un gioco.
Mi ero già creata questo nome, il look era totalmente diverso e in via sperimentale, ci ho messo anni poi a raggiungere un equilibrio per il mio personaggio.
E quindi diciamo che la carriera è nata così, un pò per gioco.
Negli anni poi il personaggio si è aggiustato e quindi la carriera si è sviluppata, da semplici serate a serate più professionali fino a quelle poi costruite con me e con le persone che mi accompagnano, tipo ballerini e ballerine, i dj ecc.
Ora faccio diversi tipi di serate, oltre a quella mensile del Lumiere, faccio anche compleanni, matrimoni anche in diverse città della Toscana e non.
Sono Resident Drag per le Out&Riot da diverso tempo, già da prima della pandemia, ed è tra le mie serate preferite perché è come se fossero una casa per me il Lumiere e l'associazione.
Per quanto riguarda la mia canzone, anche questa è nata per scherzo, nel senso che io non so cantare anzi canto malissimo, e quindi ho detto: “Facciamo qualcosa di nuovo”.
Per gioco i membri dell'associazione PinkRiot Arcigay Pisa si sono inventati un pò di pezzi di questa canzone e alla fine ridendo e scherzando, (le cose migliori o più divertenti nascono per caso), mi hanno proposto di inciderla.
Ho colto l'occasione perché mi sembrava una cosa molto divertente che non sapendo cantare io facessi un singolo e da lì Federico Russo ha composto le musiche, io mi sono occupata del testo e Claudio Addobbati, Dj Ferio, ha fatto l'arrangiamento.
È nata così Zozzerella che appunto è stata presentata per il mio decimo anno di carriera proprio qui al Lumiere, ed è stata molto apprezzata e amata.
Che consiglio daresti ad una persona che vorrebbe intraprendere la carriera da drag queen?
Magika Kontessa: Di divertirsi, di far divertire, di giocare.
Ci sono molte drag queen che partono già con l'idea professionale di essere perfette e ben costruite, e non c'è nessun male in questo, ma dal mio punto di vista fare la drag è divertirsi facendo divertire oppure divertire divertendosi, intrattenere e giocare.
Ci sarà sicuramente il tempo per migliorare fino a dove una persona capisce dove deve migliorarsi e dove non ma questo a parer mio è una cosa che deve venire dopo, nel frattempo bisogna godersi la cosa e divertirsi.
Molto spesso nel parlato si parla di drag queen nel modo sbagliato, vi chiedo quindi gentilmente di chiarire ai nostri lettori il concetto/significato di "drag queen" e che cosa significa essere una drag queen.
Magika Kontessa: La Drag queen è un personaggio interpretato di solito da un uomo in abiti femminili esagerati ed estremi per fare una forma di spettacolo ed intrattenimento.
Da "queen" appunto la Drag Queen è la regina, è colei che conduce lo spettacolo, la festa e la serata.
"Drag" significa strascico, quindi la regina dello strascico proprio in riferimento a l'eccessività degli abiti, ma anche questa in realtà è una visione stereotipata, non sempre la drag queen deve vestirsi in maniera eccessiva, può vestirsi anche in modo più tranquillo ma comunque essere una drag queen.
Daniele: Oggi la Drag queen ha un significato molto commerciale, molto amplificato da serie tv, programmi ecc.
Adesso è molto “in” andare alla serata drag queen, questo perché solitamente le drag queen sanno far divertire.
Le drag queen sono veicoli di un messaggio di positività per l'intera comunità LGBT+, trasmettono accoglienza, rispetto vicendevole ed il poter essere se stess* senza sentirsi giudicati/e.
Magika Kontessa: Essere drag queen è una cosa politica, è un uomo che nel presentarsi da donna ben vestita e ben truccata infrange una gran serie infinita di taboo.
La Drag queen porta con sé un messaggio di autodeterminazione.
Che cosa è Arcigay Pisa? Ci racconti di più di questa realtà? Quali sono le vostre attività principali?
Daniele: Il nome completo dell'associazione è PinkRiot Arcigay Pisa ed è un nome che ci siamo date nel 2013.
È un'associazione LGBT che esiste su Pisa dal 1996, ha 26 anni di attività e si occupa della tutela e del rispetto dei diritti della comunità LGBT+.
Facciamo tante attività e ci occupiamo anche di servizi come: sportello psicologico, legale, gruppi di discussione per adolescenti ed adulti.
Facciamo anche attività culturali come: presentazioni di libri, proiezioni di film, conferenze e mostre.
Tutte queste attività sono a tema LGBT+ o affrontano tematiche di genere cercando sempre di dare un taglio intersezionale, cioè, trattano anche di fenomeni che vanno a intersecarsi con le identità LGBT+. Penso ai fenomeni migratori delle persone che si spostano in Europa ed hanno un orientamento sessuale LGBT+, loro sono persone che subiscono una doppia discriminazione sia per l'orientamento sessuale che per il razzismo.
Ci sono altre questioni che si intersecano a quelle di genere come ad esempio la disabilità o il body positivity.
Tra le altre cose che facciamo ci sono anche le mobilitazioni e le piccole manifestazioni che facciamo in città per le ricorrenze più importanti.
Ho letto che fate informazione nelle scuole addirittura anche agli insegnanti, in che cosa consiste questa idea?
Qual è stato poi il riscontro/risultato di queste attività scolastiche?
Daniele: Non è facile. Non è facile soprattutto arrivare nelle scuole. Alcune volte ci chiamano i ragazzi e le ragazze per le autogestioni, ci sono delle insegnanti e degli insegnanti particolarmente illuminati che ci chiamano a fare lezioni o piccoli percorsi sulle discriminazioni sull'orientamento sessuale e l'identità di genere.
In generale negli anni c'è stato molto ostruzionismo da parte di alcune frange della società civile, soprattutto da parte di alcuni genitori che avevano paura di questa "teoria gender" e che quindi si opponevano all'ingresso di associazioni LGBT+ nelle scuole. Spesso queste nostre attività scolastiche sono fatte in collaborazione con Educare le Differenze Pisa, che è una rete di associazioni di vario genere contro la violenza sulle donne, offrono servizi di consultorio, e collaborano con associazioni che si occupano di bambini e bambine.
Io credo che questo sia il nostro lavoro più prezioso, a parte il lavoro di visibilità che facciamo tutti i giorni con le attività culturali e i servizi, perché questo è un lavoro che va a seminare e darà i suoi frutti nel tempo.
Nelle scuole abbiamo iniziato portando testimonianze, adesso invece, portiamo dei percorsi più strutturati con tecniche di educazione non formale, in cui andiamo con attività laboratoriali a lavorare sulla decostruzione degli stereotipi e l'abbattimento di pregiudizi con il fine di evitare l'omo/lesbo/transfobia e bullismo nelle scuole.
È un lavoro lungo, si semina adesso con la speranza di avere risultati nei cittadini e nelle cittadine del domani.
Secondo me ci sono già dei risultati oggi, la società è cambiata in qualche senso e di certo non a caso, ma grazie al lavoro delle associazioni. Già nei primi anni 2000 le associazioni lavoravano nella società molto intensamente e questo ha dato poi i suoi frutti.
Come nasce l'idea di Out&riot?
Daniele: Nasce da una doppia esigenza.
Out&Riot lo dice già il nome: "Riot", ovvero, questa idea di rivolta, di ribellarsi alla società, alla normatività della società, agli schemi imposti dal sessismo, dal maschilismo e dal patriarcato.
Poi c'è la parola "Out", ovvero, la necessità di portare a tante persone tutte insieme i nostri temi, fuori dalla nostra associazione, un qualcosa che possa arrivare a tante più persone possibili.
Nasce anche dall'idea di rispondere ad un bisogno che aveva, e che ha tutt'ora la città di Pisa di serate dedicate alle persone LGBT+, perché se andiamo a fare i conti tolte le Out&Riot rimane ben poco.
Volevamo dare uno spazio alle persone LGBT+ per poter stare a proprio agio, senza aver timore di essere giudicate o peggio ancora aggredite.
Chi viene all'Out&Riot sa che è uno spazio sicuro, perché sa che ci sono volontari e volontarie che sorvegliano tutta la serata, sa che il Lumiere ci tiene che la serata vada bene e per farlo ci mette tutto l'impegno possibile.
Magika Kontessa: Si, è anche per una serata dell'associazione che ha un momento condiviso con il pubblico.
È uno spazio che ci siamo ricavate in città, eravamo conosciute in tanti ambiti molto politici non partitici, ad esempio, nel dialogo con le istituzioni, nella costruzione del bene comune, mancava solo il momento di divertimento.
Avete altri progetti futuri o altri eventi?
Daniele: Sicuramente le Out&Riot con la collaborazione del Lumiere continueranno anche l'anno prossimo.
Magika Kontessa: Intanto la prossima sarà il 28 maggio e sarà a tema Pride perché il 18 Giugno ci sarà il Toscana Pride che sarà a Livorno.
Daniele: Ritornado ai progetti futuri, il nostro intento sarà quello di investire nella formazione, quindi in giovani volontari e volontarie che voglio impegnarsi per fare formazione nelle scuole, ad altre persone, in altre associazioni, per gli enti locali e le amministrazioni e ovviamente crescere per dare alla città più servizi, più spazi e più libertà.
Magika Kontessa: Il percorso dell'associazione è un percorso che va avanti da anni, quindi sicuramente la volontà sarà quella di continuare su questa riga e fare il più possibile gli stessi eventi che abbiamo fatto.
Daniele: Diciamo che essendo un'associazione di volontariato che si basa sulle forze e sul tempo che le persone mettono gratuitamente a disposizione, noi ci accontentiamo di rimanere allo stato attuale, facciamo già tante cose rispetto al numero che siamo, quindi per noi è già una vittoria riuscire a rimanere così. Se riusciamo a coinvolgere una o più volontarie in un anno per noi è davvero preziosissimo, significa che comunque riusciamo a coinvolgere altre persone ed è tutto un ritorno per la città.
Magika Kontessa: io sarò qua il 28 maggio all'Out&Riot, 18 Giugno al Pride a Livorno e poi per il resto seguitemi sui miei canali social instagram e facebook per rimanere aggiornate/i.
A parte gli scherzi faccio diverse serate un pò sparse, dipende da dove mi chiamano.
Che significato ha per voi il pride?
Daniele: Io vivo il pride come ho vissuto il mio primo pride. Nel 2011 avevo fatto coming out da nemmeno un mese, e per me è stata una liberazione.
Io vivo il pride come un momento di libertà assoluta, in cui posso manifestare al mondo, anche tramite un atto di protesta, la mia identità sessuale, il mio essere gay nella maniera che ritengo più opportuna.
Senza limiti, senza pormi delle costruzioni o pormi delle infrastrutture che l'omofobia che ci sta intorno ci impone, è un momento dove portare in piazza tutti i miei colori.
Il Pride in sé ha un significato più ampio, è il momento per i ricordare i moti di Stonewall. Il pride è un momento solenne perché va a ricordare tutte le persone che non hanno potuto vivere liberamente il proprio orientamento sessuale e che nei secoli sono state cancellate, imprigionate e giustiziate.
Magika Kontessa: Oltre ad un momento celebrativo è anche un momento di festa, perché comunque se si fanno i pride significa che qualcosa, anzi molto è cambiato in realtà, magari non ancora come dovrebbe ma sicuramente tanti passi sono stati fatti e questi vanno festeggiati ed omaggiati, quindi festeggiamo!
Perché noi festeggiamo quello che siamo con consapevolezza, fierezza ed autoaccettazione, è una rivendicazione a ciò che per secoli ci è stato negato. È un momento di vittoria.
Nasce a livello provocatorio proprio perché decenni fa la società negava l'esistenza delle persone LGBT+.
Il pride simbolicamente è uno all'anno ma in realtà è un percorso che una persona e la società fanno tutto l'anno.
Purtroppo siamo giunti alla fine della nostra intervista. Rimarrei ore a parlare con voi ma non possiamo. Vi chiedo però, in chiusura della nostra chiacchierata, di consigliare ai nostri lettori un libro ed un cantante che vi piace.
Daniele: Perfume Genius, un cantante queer che mi ha accompagnato durante il lockdown del 2020. Come libro, invece consiglio, "Una vita come tante" di Hanya Yanagihara e "Queer" di Maya de Leo, libro di storia LGBT+ molto interessante.
Magika Kontessa: Sicuramente se non la conoscete ancora su youtube c'è il mio singolo "Zozzerella". Io, invece, consiglio libri che sono di un'altra epoca, che raccontano temi di decenni fa che mi hanno molto incuriosita, perché io comunque quando li ho letti già vivevo la mia omosessualità liberamente e sono:
"Ragazzi che amano ragazzi" di Piergiorgio Paterlini e "La lingua perduta delle Gru" di David Leavitt, che invece racconta episodi degli anni '80/'90.
Questi libri sono un confronto generazionale di come è stata la vita di un ragazzo gay di 30 anni fa, capendo che la strada fatta è stata tanta, ne manca ancora da fare ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere i passi fatti.
Diane incontra Mariangela di Pisa Folk
Diane: se siete fuorisede e venite da una città lontana, in lei sicuramente vi potrete rivedere. Mariangela Barbarito è stata anche lei una studentessa dell’Università di Pisa, fuorisede originaria della Puglia. Il suo percorso universitario l’ha portata ad avvicinarsi a diverse realtà tra cui il Pisa Folk Festival prima e in quest’ultimo anno il Cosv, di cui oggi, proprio attraverso le sue parole, parleremo e di cui è Presidente.
Intervista a Mariangela Barbarito
Ciao Mariangela, grazie per aver accettato il nostro invito. Ti abbiamo invitato qui perché con te vorremmo approfondire due realtà pisane di cui tu fai parte: l’Associazione Pisa Folk e il Comitato degli Operatori dello Spettacolo dal Vivo; però prima ti chiedo gentilmente di presentarti ai nostri lettori.
Sono Mariangela Barbarito, ho 36 anni e vivo a Pisa ormai dal lontano 2004, sono di origine pugliese e mi sono trasferita a Pisa per studiare. Ho conseguito una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, sia triennale che specialistica, e poi un dottorato di ricerca in Geopolitica. Durante il mio percorso universitario ho fatto diverse esperienze all'estero: due volte in Francia e una in Marocco per un progetto di ricerca europeo. Finiti gli studi ho continuato a lavorare in ambito accademico- universitario ricoprendo diversi ruoli come co.co.co e assegnista e poi come personale amministrativo, ad oggi, a tempo indeterminato.
Durante l'esperienza universitaria, ho incontrato la lista studentesca, Sinistra per… nella quale mi sono impegnata come rappresentante degli studenti. Nell’ambito delle iniziative studentesche ho iniziato ad occuparmi anche delle attività culturali ed è in questo contesto che è nata la mia passione per le attività culturali in senso lato, come supporto all'organizzazione di eventi, prima all'interno dell'ateneo e poi fuori. Le attività in cui mi sono sempre impegnata sono tutte quelle inerenti l'organizzazione di concerti, spettacolo teatrali, conferenze ed in particolare quelli del Pisa Folk Festival.
A proposito del Pisa Folk Festival, ci vuoi raccontare la storia di questo evento e dell'associazione che lo organizza?
Il Festival come dicevamo nasce in un contesto universitario ormai 20 anni fa, poi nel 2012 è nata l’Associazione Pisa Folk che ha preso in mano le redini del Festival traghettandolo in una dimensione cittadina a 360°. L’Associazione vanta 10 membri attivi durante l’anno, numerosi membri che ci raggiungono durante gli eventi e inoltre si fregia della collaborazione di numerose realtà tra cui l’Associazione The Thing, il Cinema Lumière, il Cinema Arsenale, Pisa Jazz, l’Ass. studentesca Ritmi Meridiani e altri importanti enti e soggetti, sia associativi che istituzionali, come il comune di Pisa.
Per due anni ho ricoperto il ruolo di presidente ed attualmente mi occupo di seguire tutto quello che concerne il supporto organizzativo, in particolare, la predisposizione di risposte a bandi di natura istituzionale e non, e ricerca di partnership. Personalmente il mio impegno è a titolo volontario, sono fortemente convinta che sia importante occuparsi della città in cui viviamo anche attraverso attività associative, benefiche, culturali e volontarie in modo tale che ognuno possa dare il suo contributo al "bene comune".
Quando si terrà il Pisa Folk Festival? E quali temi affronterà quest'anno?
L'organizzazione del festival è già iniziata da diversi mesi e ci auspichiamo di poterlo realizzare nel mese di Luglio 2022. Il festival ha sempre affrontato diverse tematiche nelle sue varie edizioni, come ad esempio la tematica della donna, del viaggio o del Mediterraneo, quest'anno abbiamo deciso di non parlare di una sola tematica esclusiva bensì di celebrare i 20 anni del Pisa Folk Festival. Non pensiamo a delle celebrazioni autoreferenziali ma cercheremo di spiegare cosa è il nostro festival , un festival di musica e tradizioni popolari e che cosa significa per la città. Il nostro messaggio resta sempre lo stesso: favorire l'integrazione tra le diverse culture regionali che abitano e vivono questa città e anche tra generazioni differenti: giovanissimi, studenti, fuori sede, adulti e anziani. Speriamo in una grande festa popolare, ovviamente il tutto attenendoci alle prescrizioni vigenti, sia ministeriali e comunali.
L'Associazione Pisa Folk si occupa anche di altri eventi oltre al Pisa Folk Festival?
L’attività principale è il Pisa Folk Festival, ma abbiamo anche una rassegna autunnale che ha una dimensione più raccolta, ovviamente non possiamo immaginarci i numeri delle piazze, quindi privilegiamo una dimensione acustica, la rassegna autunnale si chiama Autunno in folk , l’ultima edizione si è tenuta a Dicembre 2021 e abbiamo ospitato lo storico gruppo del Gargano I Rione Junno con il loro reading teatrale musicale “Il pane della Puglia” e Marco Rovelli con un reading dedicato invece a Claudio Lolli.
Oltre alle due rassegne si alternano anche altre attività durante l'anno che seguono i vari filoni: musica, teatro, danza, conferenze, presentazioni di libri e food. La sezione food per noi è molto importante perché le tradizioni passano anche dalla tavola, il cibo ed il vino sono comunque elementi in cui ci si riconosce. Davanti ad un piatto si raccontano delle storie che appartengono alle nostre nonne, ai nostri genitori, alle comunità da cui veniamo quindi l'integrazione passa anche dalla tavola. Abbiamo infatti una sezione di eventi enogastronomici, cui siamo molto legati, collaborando spesso con produttori locali molto attenti alla valorizzazione del territorio, con degustazioni di prodotti tipici, di vini naturali e di birre artigianali.
Ho appreso che ultimamente per fronteggiare l'emergenza Covid è nato anche un comitato, me ne vorresti parlare?
Il Comitato operatori culturali-spettacolo dal vivo della città di Pisa, racchiude alcune delle più importanti e significative esperienze culturali pisane e comprende diversi membri tra cui: io, Mariangela Barbarito (Ass. Pisa Folk), Flavia Bucciero (Con.Cor.DA/Movimentoinactor),Francesco Mariotti (Exwide/Pisa Jazz), Antonio Capellupo (Cinema Arsenale), Giovanni Guerrieri (Teatro Sant'Andrea/ Sacchi di Sabbia),Carlo Ipata (Auser Musici), Cristiano Manetti (Caracol), Alessandro Sabadini (Borderline Club), Carlo Scorrano (Teatro Nuovo/ Binario Vivo), Andrea Vescio (Lumiere/The Thing).
Questi due anni sono stati difficili per tutte le organizzazioni, in particolare per il mondo della cultura per questo è nato il COSV, per cercare di trovare delle risposte comuni ad un momento estremamente drammatico. Si è sentita la necessità di trovare nuove modalità di dialogo con le istituzioni cittadine, regionali e con le fondazioni private e capire come era possibile e come è ancora possibile mettere in piedi una risposta efficace per evitare che un settore come quello culturale possa morire.
Perché non è stata creata prima una cooperazione tra soggetti dello spettacolo? E adesso che è stata creata, quali vantaggi avete riscontrato?
Il Covid sotto tutti i punti di vista ha rappresentato una variabile imprevedibile, nel momento della drammaticità si è capito benissimo che stare insieme, confrontarsi, unirsi ed implementare delle sinergie fosse indispensabile per costruire delle strategie di medio e lungo periodo. In passato ci sono state delle relazioni tra diversi soggetti e ci sono ancora in base a delle necessità comuni o a progetti specifici, però il dramma della pandemia ha creato questa esigenza forte di provare a rispondere tutti insieme ad una situazione imprevedibile come quella del Covid-19. Il vantaggio di questo comitato è la sua giovane età, si tratta di una realtà giovane, con una strada ancora da percorrere e quindi sicuramente aperta a tante sfide, a nuovi i traguardi, perché no anche sconfitte, sicuramente sappiamo che dobbiamo lavorare su tante tematiche importanti e mi auguro che questo spirito di coesione e collaborazione venga mantenuto anche dopo l’emergenza pandemica.
Secondo te, dopo l’emergenza Covid il settore dello spettacolo dal vivo, tornerà come prima o questa emergenza ha portato a dei cambiamenti radicali?
Non credo che tutto possa tornare come prima, sarebbe miope pensare che il covid non ci sia stato.
Abbiamo imparato a ripensare e rimodulare le attività sulla base di quelle sono le varie emergenze, ieri il Covid ma ancora prima non dobbiamo dimenticare della grande problematica ambientale, una sfida che ci troviamo davanti, passata in secondo piano, ma di cui non ci dobbiamo dimenticare, quindi bisognerà pensare anche degli eventi culturali che siano sempre più sostenibili e più green. Purtroppo un’altra problematica da affrontare è quella legata alla sostenibilità economica degli eventi, agli aumenti dei costi di produzione cui bisogna far fronte con la diversificazione delle fonti di finanziamento e in questo sia i soggetti pubblici che privati hanno un ruolo cruciale, altrimenti l’organizzazione di eventi culturali rischia di essere sempre più difficile . Infine bisogna ricordare che si sta facendo e bisognerà continuare fare un grande sforzo affinché il pubblico torni in sala, a teatro, al cinema, nelle sale-concerto e nelle piazze, sentendosi sicuro e tranquillo. .
Siamo arrivate alla fine dell’intervista, per ultima cosa quindi ti chiedo di dare ai nostri lettori un consiglio musicale. Ho iniziato ad ascoltare pochi giorni fa l'ultimo album di Lorenzo Jovanotti che a quanto pare ha moltissime influenze che vengono proprio dalla world music.
Intervista a Mariangela Barbarito
Ciao Mariangela, grazie per aver accettato il nostro invito. Ti abbiamo invitato qui perché con te vorremmo approfondire due realtà pisane di cui tu fai parte: l’Associazione Pisa Folk e il Comitato degli Operatori dello Spettacolo dal Vivo; però prima ti chiedo gentilmente di presentarti ai nostri lettori.
Sono Mariangela Barbarito, ho 36 anni e vivo a Pisa ormai dal lontano 2004, sono di origine pugliese e mi sono trasferita a Pisa per studiare. Ho conseguito una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, sia triennale che specialistica, e poi un dottorato di ricerca in Geopolitica. Durante il mio percorso universitario ho fatto diverse esperienze all'estero: due volte in Francia e una in Marocco per un progetto di ricerca europeo. Finiti gli studi ho continuato a lavorare in ambito accademico- universitario ricoprendo diversi ruoli come co.co.co e assegnista e poi come personale amministrativo, ad oggi, a tempo indeterminato.
Durante l'esperienza universitaria, ho incontrato la lista studentesca, Sinistra per… nella quale mi sono impegnata come rappresentante degli studenti. Nell’ambito delle iniziative studentesche ho iniziato ad occuparmi anche delle attività culturali ed è in questo contesto che è nata la mia passione per le attività culturali in senso lato, come supporto all'organizzazione di eventi, prima all'interno dell'ateneo e poi fuori. Le attività in cui mi sono sempre impegnata sono tutte quelle inerenti l'organizzazione di concerti, spettacolo teatrali, conferenze ed in particolare quelli del Pisa Folk Festival.
A proposito del Pisa Folk Festival, ci vuoi raccontare la storia di questo evento e dell'associazione che lo organizza?
Il Festival come dicevamo nasce in un contesto universitario ormai 20 anni fa, poi nel 2012 è nata l’Associazione Pisa Folk che ha preso in mano le redini del Festival traghettandolo in una dimensione cittadina a 360°. L’Associazione vanta 10 membri attivi durante l’anno, numerosi membri che ci raggiungono durante gli eventi e inoltre si fregia della collaborazione di numerose realtà tra cui l’Associazione The Thing, il Cinema Lumière, il Cinema Arsenale, Pisa Jazz, l’Ass. studentesca Ritmi Meridiani e altri importanti enti e soggetti, sia associativi che istituzionali, come il comune di Pisa.
Per due anni ho ricoperto il ruolo di presidente ed attualmente mi occupo di seguire tutto quello che concerne il supporto organizzativo, in particolare, la predisposizione di risposte a bandi di natura istituzionale e non, e ricerca di partnership. Personalmente il mio impegno è a titolo volontario, sono fortemente convinta che sia importante occuparsi della città in cui viviamo anche attraverso attività associative, benefiche, culturali e volontarie in modo tale che ognuno possa dare il suo contributo al "bene comune".
Quando si terrà il Pisa Folk Festival? E quali temi affronterà quest'anno?
L'organizzazione del festival è già iniziata da diversi mesi e ci auspichiamo di poterlo realizzare nel mese di Luglio 2022. Il festival ha sempre affrontato diverse tematiche nelle sue varie edizioni, come ad esempio la tematica della donna, del viaggio o del Mediterraneo, quest'anno abbiamo deciso di non parlare di una sola tematica esclusiva bensì di celebrare i 20 anni del Pisa Folk Festival. Non pensiamo a delle celebrazioni autoreferenziali ma cercheremo di spiegare cosa è il nostro festival , un festival di musica e tradizioni popolari e che cosa significa per la città. Il nostro messaggio resta sempre lo stesso: favorire l'integrazione tra le diverse culture regionali che abitano e vivono questa città e anche tra generazioni differenti: giovanissimi, studenti, fuori sede, adulti e anziani. Speriamo in una grande festa popolare, ovviamente il tutto attenendoci alle prescrizioni vigenti, sia ministeriali e comunali.
L'Associazione Pisa Folk si occupa anche di altri eventi oltre al Pisa Folk Festival?
L’attività principale è il Pisa Folk Festival, ma abbiamo anche una rassegna autunnale che ha una dimensione più raccolta, ovviamente non possiamo immaginarci i numeri delle piazze, quindi privilegiamo una dimensione acustica, la rassegna autunnale si chiama Autunno in folk , l’ultima edizione si è tenuta a Dicembre 2021 e abbiamo ospitato lo storico gruppo del Gargano I Rione Junno con il loro reading teatrale musicale “Il pane della Puglia” e Marco Rovelli con un reading dedicato invece a Claudio Lolli.
Oltre alle due rassegne si alternano anche altre attività durante l'anno che seguono i vari filoni: musica, teatro, danza, conferenze, presentazioni di libri e food. La sezione food per noi è molto importante perché le tradizioni passano anche dalla tavola, il cibo ed il vino sono comunque elementi in cui ci si riconosce. Davanti ad un piatto si raccontano delle storie che appartengono alle nostre nonne, ai nostri genitori, alle comunità da cui veniamo quindi l'integrazione passa anche dalla tavola. Abbiamo infatti una sezione di eventi enogastronomici, cui siamo molto legati, collaborando spesso con produttori locali molto attenti alla valorizzazione del territorio, con degustazioni di prodotti tipici, di vini naturali e di birre artigianali.
Ho appreso che ultimamente per fronteggiare l'emergenza Covid è nato anche un comitato, me ne vorresti parlare?
Il Comitato operatori culturali-spettacolo dal vivo della città di Pisa, racchiude alcune delle più importanti e significative esperienze culturali pisane e comprende diversi membri tra cui: io, Mariangela Barbarito (Ass. Pisa Folk), Flavia Bucciero (Con.Cor.DA/Movimentoinactor),Francesco Mariotti (Exwide/Pisa Jazz), Antonio Capellupo (Cinema Arsenale), Giovanni Guerrieri (Teatro Sant'Andrea/ Sacchi di Sabbia),Carlo Ipata (Auser Musici), Cristiano Manetti (Caracol), Alessandro Sabadini (Borderline Club), Carlo Scorrano (Teatro Nuovo/ Binario Vivo), Andrea Vescio (Lumiere/The Thing).
Questi due anni sono stati difficili per tutte le organizzazioni, in particolare per il mondo della cultura per questo è nato il COSV, per cercare di trovare delle risposte comuni ad un momento estremamente drammatico. Si è sentita la necessità di trovare nuove modalità di dialogo con le istituzioni cittadine, regionali e con le fondazioni private e capire come era possibile e come è ancora possibile mettere in piedi una risposta efficace per evitare che un settore come quello culturale possa morire.
Perché non è stata creata prima una cooperazione tra soggetti dello spettacolo? E adesso che è stata creata, quali vantaggi avete riscontrato?
Il Covid sotto tutti i punti di vista ha rappresentato una variabile imprevedibile, nel momento della drammaticità si è capito benissimo che stare insieme, confrontarsi, unirsi ed implementare delle sinergie fosse indispensabile per costruire delle strategie di medio e lungo periodo. In passato ci sono state delle relazioni tra diversi soggetti e ci sono ancora in base a delle necessità comuni o a progetti specifici, però il dramma della pandemia ha creato questa esigenza forte di provare a rispondere tutti insieme ad una situazione imprevedibile come quella del Covid-19. Il vantaggio di questo comitato è la sua giovane età, si tratta di una realtà giovane, con una strada ancora da percorrere e quindi sicuramente aperta a tante sfide, a nuovi i traguardi, perché no anche sconfitte, sicuramente sappiamo che dobbiamo lavorare su tante tematiche importanti e mi auguro che questo spirito di coesione e collaborazione venga mantenuto anche dopo l’emergenza pandemica.
Secondo te, dopo l’emergenza Covid il settore dello spettacolo dal vivo, tornerà come prima o questa emergenza ha portato a dei cambiamenti radicali?
Non credo che tutto possa tornare come prima, sarebbe miope pensare che il covid non ci sia stato.
Abbiamo imparato a ripensare e rimodulare le attività sulla base di quelle sono le varie emergenze, ieri il Covid ma ancora prima non dobbiamo dimenticare della grande problematica ambientale, una sfida che ci troviamo davanti, passata in secondo piano, ma di cui non ci dobbiamo dimenticare, quindi bisognerà pensare anche degli eventi culturali che siano sempre più sostenibili e più green. Purtroppo un’altra problematica da affrontare è quella legata alla sostenibilità economica degli eventi, agli aumenti dei costi di produzione cui bisogna far fronte con la diversificazione delle fonti di finanziamento e in questo sia i soggetti pubblici che privati hanno un ruolo cruciale, altrimenti l’organizzazione di eventi culturali rischia di essere sempre più difficile . Infine bisogna ricordare che si sta facendo e bisognerà continuare fare un grande sforzo affinché il pubblico torni in sala, a teatro, al cinema, nelle sale-concerto e nelle piazze, sentendosi sicuro e tranquillo. .
Siamo arrivate alla fine dell’intervista, per ultima cosa quindi ti chiedo di dare ai nostri lettori un consiglio musicale. Ho iniziato ad ascoltare pochi giorni fa l'ultimo album di Lorenzo Jovanotti che a quanto pare ha moltissime influenze che vengono proprio dalla world music.
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